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commosso in quel momento non poteva avere un cuore che palpitasse nel seno, ma l’ebber tutti, e può dirsi senza tema di esagerazione che l’uomo ancora che non fosse tenero nè pel cattolicismo nè per le sue cerimonie, provò in quell’istante tale un commovimento, che nè penne nè bocche umane saprebber descrivere.

Ma appena fu compiuta la cerimonia al Laterano, altra e più imponente ancora preparavasene sul monte Quirinale, e tu vedevi allora l’immenso popolo raccolto nel primo sgomberare a furia, e correr lungo lo stradale per giungere sollecitamente sulla vetta del secondo.

Già molta gioventù erasi raccolta sulla piazza del Popolo. Ivi ognuno con un serto di fiori, precluso e stretto da un nastro bianco e giallo, veni vasi schierando, e quindi preceduti da musicali concerti difilando ordinatamente pel Corso giunsero e si schierarono sulla piazza del Quirinale, accompagnati da molti altri individui, ai quali si aggiunsero tutti quelli che trassero dal centro della città, e che non avevan preso parte alla festa del Laterano. S’immagini ognuno che cosa fosse al sopraggiungere della folta di popolo che a tutta corsa ritornava dal Laterano onde precedere l’arrivo del pontefice. La piazza del Quirinale quantunque assai vasta non sembrava atta a contenere tutti gli accorsivi.

Giunge il pontefice, dopo avere ricevuto per via saluti, evviva, nembi di fiori, tutto, ciò in somma che esprimer possa amore, gratitudine, rispetto.

Al giunger del medesimo si raddoppiarono le acclamazioni; la gioventù levava in alto i serti di fiori, mentre altri agitavano e cappelli e pannilini e bandiere, e allora più che mai festose si fecero udire le armonie della banda. Era un giubilo universale.

Il pontefice dopo breve sosta si mostra sulla gran loggia del Quirinale. Al suo primo mostrarsi voci innumerevoli in un sol grido confuse lo salutarono, e disfatti in un istante i serti di fiori, venner verso di lui lanciati.