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della romana gioventù a cose più serie: e lammentando e Romolo, e Numa, e Fabrizio, e Decio, e Catone, e Tullio, e i padri coscritti, voleva in certo modo far sentire ai Romani ch’essi del padre Quirino eran tuttavia e figli e discendenti.

Ma un altro scopo pure aveva, ed era quello di distruggere la festa gioviale e burlesca che dai Tedeschi davasi annualmente in un luogo della campagna romana chiamato Cerbaro, ove i Romani ed i forestieri alacremente affluivano, ed a tal fine scrisse un foglietto intitolato: Un Romano ai suoi concittadini,1 il quale servir dovea come di programma del banchetto pel natale di Roma.

Detto foglietto non porta per verità il nome dello Starbini; ma si disse comunemente esser suo. Del resto chesso ne fosse o no l’autore poco monta, ma che fosse il principal promotore della festa è cosa incontrastabile, perchè tutti lo seppero e lo videro, e vider pure ch’erasi associato a suo aiutante di campo un tal Fabiani, soprannomato il Carbonaretto, il quale andava, veniva, prendeva la sterbiniana imbeccata, e diramava i suoi ordini.

Crediamo non ostante riportare le ultime parole del programma, o foglietto attributo allo Sterbini, onde meglio conoscer lo spirito di que’ tempi.2 Eccole:

«Non è a dubitare che questo popolo sempre eroico e intelligente, non sia per accettare con sommo giubilo questa circostanza di dimostrare al mondo non essere in esso spenta la reminiscenza delle antiche virtù, nè soffocato il santo amore di patria, e che maggior cura ed affezione porrà nel festeggiare i suoi fasti gloriosi, ed onorare le patrie reminiscenze, di quello che assistere meschinamente a talune fredde ed insignificanti riunioni di stranieri (si allude alla festa, o meglio baccanale del Cerbaro) che sotto estere garanzie nel nostro paese,

  1. Vedi Documenti, vol. II, n. 31.
  2. Vedi il foglietto intitolato: Un Romano ai tuoi coneìtiaàìni, nel volume II dei Docnumenti, n. 31.