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e si riporta l’articolo, che è notevole per moderazione di linguaggio e assennatezza di ragioni.1

Presentaronsi però in buon punto due occasioni per distogliere la pubblica attenzione dalla discussione che ancor facevasi della legge suddetta in tutte le riunioni.

La prima fu lo innalzamento di una delle due statue colossali (quella di san Paolo) che erano nei magazzini della basilica ostiense, e che il Santo Padre ordinò che decorassero la piazza di san Pietro, in luogo di quello di minore dimensione che già vi si ritrovavano. S’innalzò detta statua il giorno 24 di marzo; e il Santo Padre all’accorso popolo compartì al solito la desiderata benedizione. 2

L’altra occasione fu la cappella papale che il giorno seguente 25 di marzo ebbe luogo nella chiesa di santa Maria sopra Minerva, ove il Santo Padre intervenne in gran treno. Terminata che fu la cerimonia traversò a piedi la piazza, e recossi all’improvviso all’Accademia ecclesiastica, che è dirimpetto alla chiesa, ove dalla loggia benedì al popolo; ritornato poi al Quirinale, lo benedì per la seconda volta. Nel recarsi alla Minerva, e nel restituirsi al Quirinale, gli applausi furono immensi, ma in gran parte combinati, perchè esprimenti il grido di Viva Pio IX solo, coraggio Santo Padre.3 Si notò che Ciceruacchio guidava una compagnia di gridatori, i quali dopo aver fatto la loro comparsa sul Quirinale, si fermarono e inneggiarono sulla piazza di Venezia, e quindi per vie accorciatoie recaronsi alla Minerva, ove fecero altrettanto per la terza volta. Ciò diciamo per dare una idea degli artifici di quel tempo, e del partito che dominava.

Lo stesso giorno 25 il Santo Padre sottoscrisse una enciclica che incomincia: «Prædecessores Nostros Romanos

  1. Vedi l’Educatore dell’anno 1847, pagina 108.
  2. Vedi il Diario di Roma del 27 marzo.
  3. Vedi il Contemporaneo del 27 marzo ed il Roman Advertiser del detto giorno; e vedi pure il Diario di Roma del detto giorno.