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della rivoluzione di roma | 187 |
esistevano consorterie politiche numerosissime, sotto il nome di Eterie, e con fini decisamente progressisti e liberali, e sopra tutto a Costantinopoli, in Alessandria, al Cairo, e in Salonicco. E in questi luoghi venivansi celebrando e feste, e dimostrazioni, e cantate, e banchetti, con iscrizioni, e stemmi di Pio IX, e armi, e trofei ed emblemi allusivi al risorgimento italiano, e più tardi, perfino con coccarde tricolori;1 tutte le quali cose indicavano abbastanza come vi fosse unità di scopo, e legami di affratellamento fra i nostri di qua e quei di là, e questa unità di scopo, come si vedrà in appresso, andava a risolversi nella repubblica universale da costituirsi in tutta l’Europa.
Considerando poi come in quel tempo reggeva la somma delle cose in Costantinopoli il famoso Reschid Pascià, ministro riformatore e filosofo, protetto, se pure non vogliasi riguardarlo come quasi creatura del governo inglese, dovemmo convincerci che quei centri d’Italiani colà residenti e tra loro collegati abbian prevalso mediante abilissimi mediatori sull’animo, o del sultano stesso del suo primo ministro, onde indurlo a ordinare questa missione, il cui effetto non poteva non riuscire vantaggiosissimo alla causa italiana, perchè tutti avrebber detto: «Vedete i vantaggi immensi che la politica savia e liberale di Fio IX produce! Anche il Turco si piega a fargli omaggio. Lo stesso Oriente ne esulta! Vedete come le azioni buone e generose facian sentire il controcolpo perfin negli Sciti trapiantati nelle regioni orientali.»
Tutto ciò molto astutamente immaginato, non poteva non conferire maggior forza e vigore e ascendente in Pio IX, perchè siccome voleva farsi di lui l’istrumento della unione e rigenerazione italiana, la grandezza presente di Pio IX predisponeva le cose, perchè valeva grandezza futura d’Italia.