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ili lingua inglese in Roma stampavasì: ciò no sembra un avvenimento meritevolo di seria considerazione.

E che gl’Inglesi fossero effettivamente entusiasmati per Pio IX, e che vagheggiassero l’idea di rannodare legami di amicizia fra i due stati, si rileva dalle mozioni che furon fatte poco dopo in parlamento, fra le quali la più rimarchevole fu quella del signore Horsman.1 La questione però dei collegi misti avendo fatto tramontare l’astro di Pio IX in Inghilterra, altre mozioni non furon fatte, e tutto restò come prima.

Quel vedere poi un ambasciatore espressamente inviato dalla Porta Ottomana, nemica giurata non dei cattolici soltanto, ma del nome cristiano, per complimentare il pontefice, offerir legami di amicizia e protezione ai cattolici, è tale un avvenimento da non doversi narrare semplicemente di volo.

Imperocchè mentr’è cosa bella, commovente, tragrande, e significativa oltremodo, non lascia di avere un non so che di singolare e misterioso; perchè alla fin fine l’impero ottomano è per sua natura non solo ostile al papato per motivo di religione, ma ostile alla civiltà, di cui Roma rappresenta il centro, come Costantinopoli rappresenta l’antagonismo.

E pure questo stato si commove ancor esso, e spedisce, senza che vi sia antecedente veruno che no autorizzi la ripetizione un suo inviato speciale, in segno di esultanza al sommo Gerarca del cattolicismo.2

Queste considerazioni ne spinsero a studiare nei diari di quella epoca l’andamento delle cose in Oriente, e l’effetto che i tripudi romani potessero avervi prodotto.

Non fu certo senza sorpresa che rinvenimmo come in Oriente, fin da prima della emancipazione della Grecia,

  1. Vedi la Bilancia, pag. 29.
  2. Spedì è vero Baiazet nel 1490 un suo inviato a Innocenzo VIII, ma la sua missione fu relativa alla custodia di Zdaim suo fratello fatto prigioniero dai Cavalieri gerosomilitani, e consegnato al papa.