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onde S. A. sentivasi penetrata per un sovrano, che nel periodo di pochi mesi avea saputo attirarsi l’ammirazione, e il plauso di ogni colta nazione.»

» Furon queste presso a poco le espressioni (prosegue il Diario di Roma) che nelle lettere ufficiali dirette da Reschid Pascià Gran Visir della sublime Porta al segretario di stato di Nostro Signore, occorsero.»

Il 20 di febbraio fu il giorno nei quale Chekib Effendi; venne ricevuto dal Santo Padre in udienza solenne. Presentatosi al cospetto di Sua Santità, imprese a dire che: «S. A. I. il sultano suo augusto padrone, avea sentito con somma compiacenza la felice esaltazione della Santità Sua al trono pontificio. Aggiunse, che quantunque non esistessero fino ad ora fra la sublime Porta ed il governo della Santa Sede particolari relazioni, pure il suo signore, associandosi alla universale soddisfazione del mondo per l’esaltamento al trono della Santità Sua, gli avea dato l’onorevole incarico di presentarlene nell’augusto suo nome le più sincere e vive congratulazioni; che S. A. coglieva con premura questo fortunato incontro, per entrare direttamente in relazione col governo di Sua Santità, esprimendo in fine la sua ferma fiducia che i sentimenti di benevolenza del suo augusto signore verso i suoi sudditi di tutte le classi, ch’esso considerava eguali senza distinzione di credenza come un padre che ama indistintamente tutti i suoi figli, sarebbero apprezzati a preferenza di ogni altro dalla stessa Santità Sua, alla cui stima e preziosa amicizia S. A. grandemente aspirava.»

Il Santo Padre corrispose a questo discorso nei termini i più graziosi, commettendo al signore ambasciatore di far conoscere all’imperatore ottomano: «Con quale riconoscenza avesse accolto, e contraccambiasse i sentimenti di leale benevolenza che S. A. per di lui mezzo le aveva espresso, e come si aprisse il suo cuore alla lieta speranza che le vicendevoli relazioni ch’essa bra-