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In seguito il presidente della deputazione, Harford, presentò ad uno ad uno. a Sua Santità i membri della deputazione, ognuno dei quali venne dalla medesima benignamente accolto. Nel presentare però a Sua Santità il signore Whiteside, le fece osservare come avesse il medesimo acquistato celebrità, perorando le cause nei tribunali. Allora il pontefice disse che la eloquenza è un dono dato da Dio, e diresse al Whiteside le seguenti parole:

«Voi signor Whiteside riceveste uno dei più preziosi doni del cielo; può questo essere migliorato dallo studio, ma riguardato come dono, cosa mai si può paragonare al maraviglioso potere per cui un uomo solo può signoreggiare le menti di migliaia di uomini? L’arte di persuadere è certo la più bella, quando si adoperi a bene.»

Noi troviamo magnifico e significativo il discorso del Santo Padre, e la deputazione degl’Inglesi ci rivela le simpatie che quest’uomo straordinario aveva saputo eccitare nella nazione inglese. I Romani ne speravan bene, e intanto l’entusiasmo sincero pel pontefice, nella parte sana, venivasi rinvigorendo ogni giorno.

Ma quando poi si seppe che anche un ambasciatore della Porta Ottomana era giunto per complimentare il pontefice, da parte del suo signore, l’entusiasmo e il rispetto per la sacra persona del papa, giunsero al colmo. Chekib Efendi era il nome dell’inviato.

Il Diario di Roma del 23 che ne parla dice quanto appresso: «S. A. I. il sultano Abdul-Megid Kan, compreso pur esso da quella universale esultanza suscitatasi ovunque all’annunzio del faustissimo avvenimento al trono pontificio della Santità di Nostro Signore papa Pio IX, si avvisò di darne al mondo intero una solenne luminosissima prova. Ordinò quindi a S. E. Chekib Effendi, designato a suo ambasciatore presso la I. e R. corte di Austria, di condursi espressamente in Roma per esprimerne in suo nome ed a viva voce le più estese congratulazioni al Santo Padre, e per attestare insieme la profonda stima