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ai lettori 9


Nè si creda che le gravi occupazioni del banco lo distogliesser dagli studî più severi delle lingue antiche e delle scienze. «Che anzi per ben quattro anni egli fu preso di così fervente ardor per lo studio, che nel verno si coricava alle ore due della notte, e dopo il breve sonno di sole cinque ore, a mezzanotte levavasi, e si stava fitto alacremente e senza posa allo studio sino alle ore nove della mattina, quando il suo dovere lo richiamava alle occupazioni del banco.» Così il Monti. E veramente dopo questo tempo egli diede vie più chiaro a vedere come gli studî delle lettere, delle arti e delle scienze avevan formato «le sue più dolci consolazioni.»

Attese anche alla archeologia, e, sentendo per questa scienza passione ardentissima, fu uno di que’ giovani che seguirono il professore Lorenzo Re ed il famoso Nibby nelle loro corse archeologiche per le campagne romane.

Le dolcezze della musica lo fecero essere di questa amantissimo; e nominato a socio dell’Accademia filarmonica, presto ne divenne segretario in premio della sua prontezza nel fare tutto ciò che conferir potesse al decoro e progredimento di quell’utile istituto.

Ma gli studî ai quali si sentì più gagliardamente tratto furono, dopo le vicende del 1849, i politici, cui si diede a tutt’uomo. Frutto di questi studî si furono vari diligenti lavori fra’ quali una Cronaca di tutti gli avvenimenti di Roma dal 16 giugno 1846 al 3 luglio 1849, e circa Trecento biografie di personaggi non romani che primeggiarono nella romana rivoluzione di quel tempo così fortunoso. Ma la principale e più degna opera che ei dettò è la Storia, che ora io rendo di ragion pubblica, intorno al cui merito più innanzi ho fatto parola.

Nel 1849 mio padre fu consigliere municipale, e per la sua onoratezza e abilità nelle cose di finanza