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venne farne una seconda ristampa in più ristretti caratteri. Ciò fece salire sempre più in grazia dei Romani lo Sterbini, il Gazòla, il Torre e il Masi che n’erano i compilatori, e che divennero così gl’istruttori politici del popolo romano. E siccome gli articoli di quel giornale erano in sui primi tempi tutto incenso al papato, tutto rispetto alla religione, tutto progresso se vuoi, ma imbrigliato da moderanza di espressioni, così salirono talmente in fama i liberali che gli scrivevano, che alcuni scambiavanli poco meno e confondevanli con san Tommaso d'Aquino, e san Giovanni Crisostomo. Da ciò può farsi un’idea del rispetto e dell’influenza che veniva lor conferita.

Ciò accadeva in Roma. Nelle provincie poi saliva in rinomanza il Felsineo, e più tardi l’Italia. Ma di ciò, e del giornalismo in genere, avremo occasione di parlare più diffusamente nel capitolo XVII, che consacrammo esclusivamente al giornalismo.

Per il momento adunque ci limiteremo a passare in rivista ciò che accadde dal gennaio alla metà di marzo 1847, epoca nella quale fu divulgata la legge sulla stampa, e innanzi tratto parleremo dei banchetti che in quell’intervallo ebber luogo, e che eran venuti in moda, in seguito del banchetto cui diessi l’epiteto di mostro, e che si fece l’11 di novembre dell’anno precedente. Ne abbiamo parlato lungamente al capitolo VII.

Il 9 febbraio fu dato un banchetto di circa quaranta commensali al marchese Massimo d'Azeglio, giunto il giorno innanzi, dai casinanti di piazza di Sciarra, ed altro più sontuoso dalla Camera di commercio al famoso Riccardo Cobden. 1 Vollero onorare i Romani nel Cobden il coraggioso campione, sostenitore in Inghilterra del libero scambio; ma ì primi ad immaginarlo e promuoverlo furono gl’Italiani e non gl’Inglesi. Il Contemporaneo riporta i nomi degl’intervenuti che furono cinquanta fra nobili, commercianti e letterati. Eranvi stati invitati parecchi Inglesi.

  1. Vedasi il Contemporaneo, n. 5 ed il Roman advertiser, n. 17.