Pagina:Storia della rivoluzione di Roma (vol. I).djvu/185


della rivoluzione di roma 175

concorso fu immenso, e il pontefice impartì a tutti la benedizione.

La sera fu eseguita nel gran salone senatorio sul Campidoglio decorato sontuosamente, quella cantata che io stesso pregai il conte Marchetti di scrivere, ed il maestro Rossini di porre in musica, fino dal 23 luglio decorso.1

V’intervennero tredici cardinali.

Il eonte di Siracusa fratello del re di Napoli.

La principessa di Sassonia.

Il duca di Devonshire.

L’eletta della nobiltà e cittadinanza romana, e quasi tutti gli esteri più ragguardevoli ch’erano in Roma. Ascesero gl’intervenuti a milleduecento circa.

Figurò, come fu realmente, che desse quella serata il popolo romano. A tal effetto divisai di emettere duecentocinquanta azioni di scudi due ciascuna, che rilasciai a quasi tutte persone ragguardevoli.

I dilettanti filarmonici in numero di cento circa eseguiron la cantata con accompagnamento di grande orchestra; e siccome essa davasi e da chi contribuiva col danaro, e da chi prestava l’opera, si fece un invito agli eminentissimi cardinali, del seguente tenore.

«Gli azionisti ed esecutori della cantata in onore di Nostro Signore papa Pio IX, da eseguirsi nell’aula massima del palazzo senatorio sul Campidoglio, la sera del 1 gennaio 1847, pregano sua eminenza reverendissima il signor cardinale di far loro l’onore d’intervenirvi alle ore sette.»2

Riportiamo quest’invito, perchè eccezionale, in grazia della eccezionalità dei tempi che correvano. D’altra parte non poteva farsi diversamente, perchè in realtà erano i Romani che davan la serata.

Le azioni furon tutte smaltite, e se ne ricavarono cinque-

  1. Vedi il capitolo II di questo primo volame, e vedi pure il volume che contiene tutti i documenti originali che riferisconsi alla detta cantata.
  2. Vedilo in originale nel volume II dei Documenti, al n. 4.