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al punto, che, non ostante i disastri delle passate vicende, da molti e molti anni non si fa che fabbricare, quantunque non si rinvesta il danaro che al due o al tre per cento ed in guisa tale che, proseguendo su questa proporzione, il caseggiato di Roma verrà rinnovato del tutto. E come prova addizionale dello stato prosperevole degli abitanti, osserveremo, che ad onta che si gridi contro il caro delle pigioni, e che tutto giorno, e col fabbricare case nuove e coll’aumentare l’altezza delle vecchie, si venga aumentando il numero delle camere, le case si affittano non solo con facilità ma con furore, e la proprietà fondiaria aia in beni rustici sia in urbani, ha in quaranta anni raddoppiato di valore e di reddito, e quindi raddoppiata la ricchezza pubblica.

Infine popolazione in aumento progressivo, teatri frequentatissimi, villeggiature e viaggi moltiplicati, che prima poco o nulla conoscevansi, spese di lusso incommensurabilmente più forti e più generalizzate, ci sembrano indizi evidenti, se non di una prosperità di prim’ordine, di uno stato tale di sociale ben essere, che, seppure non voglia invidiarsi, non merita il compianto esagerato dei falsi amici di Roma.

E con ciò poniam termine a questo capitolo, il quale, quantunque destinato a far conoscere lo stato delle finanze del governo pontificio nel primo anno del regno del munificentissimo Pio IX, ci ha obbligato a toccare lo stato degli anni posteriori fino al punto in cui scrivevamo ch’era l’anno 1858 in 1859. Con questa dilucidazione preverremo l’accusa di anacronismo che si sarebbe potuto farci.