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della rivoluzione di roma | 161 |
Aggiungi che nel 1831 la stessa Francia era in fiamme; la guardia nazionale aveva ancora un milione di baionette sotto il comando del generale Lafayette, nel quale la rivoluzione era personificata, e quindi la incertezza dell’avvenire permetter non poteva condizioni migliori, tanto più che nè i Rothschild nè altri in quel momento sentivan tenerezza alcuna per venire co’ loro tesori a puntellare il pontificio governo. Altri banchieri d’altra parte non vi furono da tanto, e fu quindi necessità il subire la legge.
Ma quantunque fossero rovinosi i due primi prestiti (dei quali il secondo fu già a condizioni migliori del primo), è d’uopo considerare, che presenta una gran differenza quella stato che ha già un credito pubblico formato e stabilito, da quello che deve formarselo, ed il governo pontificio non trovavasi in questa condizione, perocchè in quei tempi, all’estero, non aveva credito alcuno nè buono nè cattivo.
I primi prestiti dunque per un governo che non ne aveva ancor fatto alcuno (del genere s’intende dei prestiti ammodernati, con certificati al portatore, cuponi d’interessi, e ammortizzazione del capitale) dovevano riuscire più gravosi, quasichè chi li contraeva per la prima volta e sotto l’impero della necessità dovesse pagare il noviziato.
Pur non ostante non si creda che il nostro governo sottostesse ad altri governi potentissimi che pagarono il loro noviziato ancor essi, ed a più dure condizioni. In prova di che diremo che il primo prestito negoziato da Lafitte in Parigi per pagare la occupazione delle potenze coalizzate, fu contrattato al rovinosissimo prezzo del cinquantacinque per cento, e con dir ciò siamo certi di arrecare sorpresa a chi, ignaro di simili faccende, leggerà le presenti carte.
Stabilito poi una volta il credito, e dato prova di regolarità e buona fede col pagamento dei frutti e delle pattuite ammortizzazioni, è allora da lusingarsi di potere ottenere sui successivi, condizioni migliori. E difatti ri-