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6 | ai lettori |
» di gran lena e d’inestimabile pazienza,» e loda siccome «uno scritto ripieno di tanta copia di svariate e curiose notizie tutte fondate sull’autorità di certissimi documenti.»
Nel pubblicare questa Storia, che mio padre incominciò a scrivere nell’anno 1858, credo di adempire un sacro dovere verso di lui, la cui dolce memoria è indelebilmente scolpita nel mio cuore. Egli era solito dire a coloro che lo consigliavan di stamparla: A questo deve pensare Alessandro. Tale sua volontà, tale desiderio ha egli confermato nel suo testamento nel quale peraltro usa a mio riguardo, circa cioè il pubblicare o no per le stampe la sua Storia, parole che provano quel sentir suo delicatissimo che era una delle principali sue doti. Ma non già nel solo desiderio ch’egli aveva di farmi essere l’editore della sua Storia ripongo io il dovere al quale ho detto di voler soddisfare. Questo per me principalmente consiste nell’obbligo che ho, come figlio, di procurare a mio padre fama perenne; ed io porto fiducia che, con la stampa del suo lavoro, gliela procaccerò anche fuori della città che gli diede i natali.
Di fatto vedranno i lettori quanto grande sia stata la sua diligenza nel raccogliere ed ordinare tanti documenti che sarebbero andati dispersi, stante le mutazioni politiche avvenute nel mezzo del 1849, se la sua mano pietosa non gli avesse tolti dal pericolo di esser distrutti, e non gli avesse conservati invece ad utile servigio della storia contemporanea.
Ma, più assai di tutto questo, dovranno i lettori ammirare l’esame coscienzioso, lo studio veramente profondo ch’egli fece intorno gli scritti e le opere politiche, da lui con tanto amore raccolte, all’intento di trarne il racconto de’ fatti dal giugno 1846 al luglio 1849.
Non mi è lecito diffondermi maggiormente in elogi verso il mio genitore. Gl’Italiani, leggendo la sua