Pagina:Storia della rivoluzione di Roma (vol. I).djvu/154

144 storia

la raccolta, e distribuzione delle spontanee largizioni. Essa fu composta di vari prelati, due parrochi, e parecchi nobili romani. 1

Era opinione assai radicata in Roma che simili alluvioni prodotte unicamente da particolari condizioni atmosferiche avessero la loro origine o dall’impedimento dei ponti, o dalla tortuosità e irregolarità delle sponde; ma sopratutto dal rigurgito e opposizioni del mare, quasi che non permettesse alla piena delle acque del Tevere di versarsi nel suo seno.

Questa erronea opinione porterebbe per legittima conseguenza che so la colluttazione fra le acque del fiume, e quelle del mare fosse alla foce di Fiumicino, cioè nel punto della sua immissione nel Mediterraneo, colà dove il letto del fiume è 30 palmi più basso che in Roma, dovrebbero risentirsene i più terribili effetti, mentre al contrario egli è appunto colà che la piena non si fa sentire, e le acque non debordano, anzi nel seno del mare, senza colluttazione, si riversano.

In una parola, se di là venisse la causa, là i primi effetti dovrebbero risentirsi; eppure accade tutto al contrailo.

L’alluvione ci viene dal su in giù, ossia dai versanti degli Appennini, e basta avere occhi per avvedersene, e la sarebbe pure cosa strana se contro le leggi della natura gli effetti che si risentono nella parte più bassa del bacino del Tevere dovessero propagarsi, e comunicarsi nella parte più alta.

E pure questa opinione assurda ingannò molti eruditi e scienziati, e non ostante gli aurei trattati del Castiglione, del Beni, del Lambardi, e per ultimo degl’ingegneri Chiesa e Gamberini che, per calmare le inquietudini di papa Benedetto XIV, esaminarono funditus questa materia, e ne produssero analogo rapporto nel 1746, aveva ed ha ancora molti partigiani, imperocchè le apparenze, più che la ragione e la scienza, dominano le menti degli uomini.


  1. Vedi Diario del 16.