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fuochi sugli Appennini, la quale lettera porta la data del 20 novembre 1846, e trovasi inserita fra le sue opere politiche pubblicate in Firenze dal Le Monnier, e che noi daremo per disteso a piedi di questo capitolo.1

Risulta però che il partito dei moderati nulla ne sapeva, nè si era adoperato a tal uopo, poichè in certe lettere che ci sembrano rarissime per la loro irreperibilità, e oltremodo importanti per il loro contenuto, si muovon querele sulla origine tenebrosa di queste dimostrazioni anti-austrìache, che si attribuisce alla opera delle sètte, se ne impugna la spontaneità, e se ne presagisce male per l’Italia. E ehi scrivevale era il conte Cesare Balbo, autore delle italiche speranze,2 il quale sembra che le dirigesse al Farini.3

Ora il linguaggio del conte Balbo consuona col nostro tendente a riprovare le dimostrazioni di origine occulta e tenebrosa che si volevano far passare per nostre, mentre dai capi partito, che neppure da noi ma all’estero risiedevano, venivano consigliate e dirette. L’avviso che il Balbo premise a queste sue lettere sarà riportato in fine di questo capitolo.

La dimostrazione di cui trattiamo ora non .era come le altre una espressione di rispetto o di riconoscenza. Era tutt’altro, perchè equivaleva ad un avviso di ciò che stavasi maturando e si aveva in animo di fare ad un’epoca non remota. Era insomma un estote parati della rivoluzione ai suoi figli in Italia.

Per il momento la cosa non ebbe altro seguito, passò inosservata dai più, e si venne dimenticando nell’avvicendarsi di altri fatti che ad ogn’istante venivano ad attirare la pubblica attenzione.

Il proclama importantissimo estratto dalla Miscellanea del giorno alla pag. 173, dice quanto appresso:


  1. Vedi Mamiani Terenzio Scritti politici, Firenze Le Monnier 1858 pag. 50.
  2. Vedi conte Cesare Balbo, Lettere politiche 1847, in-24. nel vol. LI, delle Miscellanee, n. 2.
  3. Vedi Farini terza ediz. vol I, pag. 180.