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Quantunque lo storico Farini, come cel dice egli stesso, fosse poco proclive a parlare di cose festose e di numerosi assembramenti, anzi disapprovasse in genere e gli uni e le altre, pure ci sarebbe piaciuto che di un banchetto di tale fatta avesse dato un qualche cenno. Per un narratore di storie, il quale deve illuminare il pubblico sul come effettivamente progrediva la rivoluzione, le non son cose da taoersi.

Una riunione di circa duemila persone inebriate parte simposi, e parte dalle poesie patriottiche, non è una di poco momento. Un migliaio di persone che applaudiscono dalla platea e dalla scena, e altrettante dai palchi, è tale uno spettacolo da non passare inosservato, perchè troppo imponente e significativo. Significativo sia per la prevalenza che i promotori avevan già acquistato in Roma, significativo per la troppa condiscendenza colla quale l’autorità lo permise, il che ammette o inganno nella esposizione dell’oggetto per parte di chi ne fece la richiesta, o imprevidenza e arrendevolezza soverchia in accordarla dada presiedeva alla polizia. Abbiamo letto poc’anzi le istruzioni del Mazzini per fare la rivoluzione. E potevano eseguirsi meglio? E ci lamentavamo poi che ardesse la casa, mentre facevan tutti a gara per introdurvi il combustibile? Introdotto esso una volta, ad appiccarvi il fuoco ci pensava Mazzini.

Questo dunque fu il così detto banchetia-mostro. Esso dette la mossa, e ad esso, come si vedrà nel progresso di questi scritti, parecchi altri ne succedettero, i quali, come accadde in Francia nel 1847 e 1848, contribuirono non poco ad accendere le fantasie e agevolare lo scoppio della rivoluzione non più inghirlandata di fiori, ma suasidiala dal ferro e dal fuoco. Accordato il primo banchetto sopra una scala sì colossale, e riuscito sì bene, come, e per quale motivo dovevansi impedire gli altri? Quando si richiese il permesso per quello del teatro Alibert, era allora il caso di applicare il principiis obsta, ma non si fece.

Difatti, il giorno 4 del prossimo dicembre, giorno di santa Barbara, altro se ne diè in caste! sant’Angelo, e