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più elleno si divideranno, meglio riusciranno. Tutte vanno allo stesso scopo per differenti strade, il secreto sarà spesso violato, tanto meglio è necessario il secreto per dare tranquillità ai membri, è necessaria una certa trasparenza per dare paura ai stazionari. Quando un gran numero d’associati ricevendo la parola d’ordine per diffondere una idea e farne l’opinione pubblica, potranno concertarsi per un movimento, troveranno il vecchio edificio traforato da tutte le parti, e cadente come per miracolo al menomo soffio del progresso. Meraviglieranno eglino stessi di vedere fuggire davanti alla sola potenza dell’opinione, re, signori, ricchi, preti, che formavano il vecchio edificio sociale. Coraggio e perseveranza.»      (Dall’Osservatore di Ginevra.)

Tipografia di Angelo Alani. nota

Queste son dunque le norme che divulgò il Mazzini, questo il suo dottrinale politico. La stampa però e la pubblicazione di questo dottrinale per parte dell’autorità, o di qualche aderente alla medesima, non si creda che avesse luogo nel 1846, ma molto più tardi, e quando già era istituita la guardia civica. Non si creda neppure che la diffusione in istampa di cosiffatte dottrine avesse per iscopo di vederle eseguite. Si volle al contrario premunire il pubblico contro di esse. Ma il pubblico buono o non capiva di queste faccende, o, capito il male, non sapeva quale rimedio opporvi; intanto che il partito sommovitore leggeva le dottrine, le divulgava le raccomandava, e ne eseguiva i dettati. Che seppure il mettere all’aperto questa rivelazione avesse potuto giovare, sarebbe stato in sui primi e non un anno dopo. Solito inconveniente quello di chiudere la stalla quando ne sono fuggiti i buoi.

Ora che abbiam messo in chiaro queste importantissime istruzioni del Mazzini, che per fermo circolarono clandestinamente in Roma fino dai primi del novembre 1846, passiamo a narrare ciò che occorse dopo la solennità del Possesso.


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  1. Vedi il vol. I, Documenti, anno 1846, num. 55.