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vitù, non può che cantare i suoi bisogni per fame sentire l’espressione senza troppo dispiacere. Profittate della menoma concessione, per riunire le masse, non fosse che per attestare riconoscenza; feste, canti, raduni, rapporti numerosi stabiliti fra uomini di ogni opinione, bastano per far nascere delle idee, e dare al popolo il sentimento della sua forza, e renderlo esigente.


II. — I Grandi.


» Il concorso dei grandi è di necessità indispensabile per fare crescere il riformismo in un paese di feudalità. Se voi non avete che il popolo, la diffidenza nascerà al primo passo e tutto sarà perduto. Se il movimento è condotto da alcuni grandi, questi serviranno di passaporto al popolo. L’Italia è ancora quella ch’era la Francia prima della rivoluzione, ha bisogno dei suoi Mirabeau, dei suoi Lafayette, e tanti altri. Un gran signore può essere ritenuto da interessi materiali, ma si può prenderlo per la vanità. Pochi vogliono andare sino al fine. L’essenziale si è che il termine della grande rivoluzione sia sconosciuto. Non lasciam mai vedere che il primo passo da farsi.


III. — Il Clero.


» In Italia il clero è ricco dell’argento e della fede del popolo, conviene conciliarlo per questi due vantaggi, e guadagnarne l’influenza. Se voi poteste in ogni capitale creare dei Savonarola, faremmo passi da gigante. Il clero non è nemico delle istituzioni liberali. Cercate dunque di associarlo a questo primo lavoro, che si deve considerare come il vestibolo obbligato del tempio della uguaglianza. Senza il vestibolo il santuario resta chiuso. Non attaccate il clero nella sua fortuna, nè nella sua ortodossia; promettetegli la libertà, e lo vedrete nelle vostre file.