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della rivoluzione di roma | 117 |
sivamente al pontefice come successore di Pietro, e vicario li Cristo in terra.
In secondo luogo perchè i festeggiatori per progetto, o non vi presero parte (poco o nulla ad essi calendo del papa, del vescovo, o del vicario), o se la presero, non più, come suol dirsi, sotto l’aspetto di ragione cantante, ma alla spicciolata, e ciascuno da sè. La politica dunque non vi ebbe parte.
Non mancò, è vero, sferzo di decorazioni alle finestre ed ai balconi; non mancarono iscrizioni ed emblemi, e fra questi si distinse il gruppo in istucco, rappresentante Roma trionfante, nella villetta Campana vicino alla piazza Lateranense, col motto a lettere cubitali Roma resurges. Chi bramasse di leggerne le particolarità potrà consultare e opere indicate nella nota a piè di pagina.1
Le cose andavano a vele gonfie in Roma per gli uonini del movimento, poichè i cittadini avevan presso che tutti alterate le menti, e quei pochi cui non si era riscaldato il capo, non osavan zittire.
Il pontefice stesso ed il suo ministro vedevan bene che l’edificio incominciava ad andare in fiamme, e ne erano preoccupati, ma d’altra parte non potevan ripararvi, non sapendo a quale partito appigliarsi.
Chiamare come in altri tempi gli Austriaci per ispegnere il fuoco, sarebbe stato in quel momento più che dissennato consiglio. Un colpo di stato non vi era nè modo, nè ragione, nè forza di arrischiarlo. E poi perchè farlo? Perchè i beneficati applaudivano al beneficatore. E come, poteva dirsi, non sono gli atti stessi del pontefice
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Vedi il Diario di Roma del 10 novembre 1846. » Ranalli, vol. I, pag. 74. » Grandoni, pag. 28. » Documenti della mia raccolta, voi. I, 56 e 56 A e 57. » Appendice ai Documenti num. 2. » Stampe e litografie, num. 18 e 18 A. » Roman adviser, pag. 26. » la Pallade di Filippo Gerardi, dell'11 novembre.