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eran figli di un indettamento, e gli stessi direttori che comandaron grida in altri incontri inculcaron silenzio in questo ai loro seguaci ed amici, e questi ne diffusero lungo lo stradale a diritta e a sinistra il consiglio?

Rimase per verità misteriosa per qualche tempo la spiegazione, ma in fine si credette di aver colto nel segno, attribuendone la causa allo sdegno destato nei progressisti, ch’erano i veri eccitatori di applausi, dalla circolare del segretario di stato Gizzi dell’8 di ottobre, ostile alle dimostrazioni popolari. Incominciarono molti allora ad aprire gli occhi, e si disse che applausi e silenzio eran dunque tutta parte accordata fra i promotori. Come causa addizionale poi si addusse ancora il poco che in fatto di riforme e miglioramenti era stato operato dal Santo Padre, a fronte del molto che si voleva e che si era sperato; imperocchè dopo l’amnistia niuna delle concessioni che calmar potevano le esigenze della rivoluzione era stata dal pontefice promulgata. In fine il sentimento d’indipendenza che già più di ogni altro scaldava gli animi, spingeva a desiderare un qualche atto, un qualche discorso, un indizio qualunque in somma che il pontefice non fosse alieno per lo meno dal vagheggiarne l’idea.

In vece di ciò l’atto più notevole fu quello contrario alle dimostrazioni, e questo fu un grave delitto agli occhi dei promotori, e parve che in tale occasione palesar volessero al Santo Padre la loro disapprovazione col silenzio, silenzio tanto più eloquente e significativo in quanto che tendeva a porre in chiaro la loro onnipotenza sullo spirito pubblico, a sua norma futura. Vollero insomma fare comprendere che, come disponevano degli applausi e sapevano eccitarli, disponevan pure del silenzio, e di qualche cosa di peggio. Avendo detto su di ciò abbastanza, passiamo a parlare degli atti governativi che antecedentemente al Possesso si emanarono, e che avendolo di poco preceduto, fecero credere di essere stati espressamente sollecitati per disporre il pubblico in favore del Santo Padre affinchè