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della rivoluzione di roma | 113 |
[Anno 1846]
Eccoci giunti al 4 di novembre, giorno sacro a san Carlo Borromeo, e nel quale i pontefici per antica consuetudine recansi col loro treno nobile alla sua chiesa sulla metà del Corso.
Recandovisi quest’anno e per la prima volta Pio IX, era ben naturale che non vi fosse difetto nè di addobbi ai balconi per onorarlo, nè di concorso di gente per festeggiarlo.
Passò il Santo Padre, e con istupore universale si osservò un glaciale silenzio.
Il Farini e il Ranalli non ne parlano. Il solo Grandoni nella sua storia dice che gli applausi furono vivissimi.1 Forse risonavano ancora alle sue orecchie quei delle dimostrazioni precedenti, i quali furono da questa talmente dissimili, che, mentre quei delle prime assordavano l’aria, in questa neppure sentivi zittire. Se il Grandoni pertanto senti gli applausi, sarà stato dotato di una sensibilità talmente squisita da far sentire e vedere ciò che altri nè vedeva, nè sentiva. È un fatto in somma che non vi furono applausi.
Ma come spiegare, tutti dicevano, un cambiamento si repentino? Dunque gli applausi erano concertati? Dunque