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Di quest’atto poco o nulla si parlò, perchè, come dicemmo, pochissimi lo conobbero. I progressisti però ne sentirono l’importanza. Dissimularono, e deliberarono di far comprendere al Santo Padre, alla prima occasione, che il colpo era tirato per essi, ma che avevano tanto in mano da potersene vendicare. Questa occasione si porse favorevole poco tempo dopo, come si racconterà nel capitolo seguente.1

Intanto è evidente che i desideri del pontefice di far desistere i sudditi dalle dimostrazioni non furono appagati, poichè, quantunque nel mese di ottobre non ne occorressero di quel genere che portar poteva dispendio, le agglomerazioni di popolo continuarono come prima, tutte le volte che se ne porse il destro, e questo era appunto quello che non si sarebbe voluto dal medesimo. Difatti numerosissime e clamorose al solito riuscirono le riunioni al ritorno del Santo Padre da Tivoli il 14 e da Frascati il 21 di ottobre, ed ambedue le volte ebbe luogo la consueta benedizione. Il Santo Padre poi trovavasi nella più imbarazzante posizione, perchè non poteva mostrare diffidenza verso un popolo, la cui quasi totalità a lui devota e ossequente in buona fede, era di sane idee, come quella che non aveva bevuto ancora alla tazza corrompitrice della rivoluzione. Egli parlar voleva pei cattivi, che sapeva esservene pur troppo, e che i leali Romani non credevano che vi fossero, ma non poteva distinguerli, non voleva inimicarseli nè inasprirli, e quindi trovavasi impossibilitato a farne aperta menzione, e soprattutto non poteva parlare in generale, perchè per ammonire i cattivi veniva ad offendere e disgustare i buoni. Parlando poi apertamente, se ne sarebber risentiti e i buoni e i cattivi, e questi ultimi ne avrebbero profittato per corrompere e pervertire chi non lo era.


  1. Il detto atto venne riportato bensì nella Pallade di Gerardi alla pagina 114, sotto la data del 14 ottobre.