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che, se pure trasgredissero il divieto, mancherebbe loro la forza di castigarneli. Non si creda però che le nostre parole ascondano un rimprovero per l’autorità. Siamo i primi noi a convenire che trovavasi in tali strette, da non potere agire diversamente, anzi in appresso, prendendo le parti di difensori dell’autorità, lo proveremo.

L’atto contemplato per ovviare al riproducimento di cosiffatte dimostrazioni fu una circolare della segreteria di stato che fu soltanto diramata alle autorità governative dei vari luoghi, ma che fu perfino ignorata dal pubblico, non avendola fatta inserire nel Diario o in altre stampe affinchè acquistasse pubblicità. E tanto poco si conobbe, che nè il Luigi Carlo Farini, nè il Ranalli, nè il Grandoni ne parlano. Forse ad arte si tenne occulta. Ma l’atto esiste, e siccome è di grande importanza perchè svela che fino da quel tempo il governo era insospettito dalle dimostrazioni, ed erasi posto in istato di resistenza, andiamo a sua giustificazione ed a schiarimento dei fatti, a riportarlo per intiero.


«Circolare, N.° 64,232, Sez. I.


» Ill.mo e R.mo Signore,

» Le manifestazioni di gioia fattesi finora dalle popolazioni dello stato pontificio per solennizzare l’esaltazione al trono, e gli atti del nuovo pontefice Pio IX, nostro clementissimo sovrano, sono state tali, da far conoscere quanto sia colma la misura della letizia, dalla quale tutti sono compresi per sì fausto avvenimento. La gioia dei popoli formando anche quella del sovrano e suo governo, non può non esserne stato commosso vivamente l’augusto pontefice. Ciò non ostante l’animo suo, sempre inclinato a &r preferire alla sua gloria il vero bene de’ sudditi, divide il gaudio con qualche afflizione, considerando che queste feste sono il prodotto di volontarie contribuzioni, e non può egli consentire