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CAPITOLO VI.

[Anno 1846]


Circolare del cardinale Gizzi segretario di stato contro le dimostrazioni popolari, dell’8 di ottobre 1846. — Considerazioni sopra le medesime e sulla loro origine e scopo. — I Romani, incapaci di tradimenti, non ne furono i promotori. — Fatti occorsi fino al 4 novembre.


Non istupiscano i nostri lettori se tanto ci diffondiamo in ricerche, descrizioni e spiegazioni che alle feste o dimostrazioni popolari si riferiscono. Sono esse per noi la parte vitale di questa storia, mentre ad altri posson sembrare semplici episodi. E come ridicolo sarebbe per chi scrivesse una storia militare il non raccontare le battaglie ch’ebbero luogo, così per noi sarebbe il trasandare le dimostrazioni che furono come le battaglie della rivoluzione.

Esse per tre anni la sostennero e intronizzarono. Con esse si attaccò, s’indebolì, e si rovesciò il potere. Ad esse dunque devono principalmente esser rivolte le nostre investigazioni.

Bisognava al certo non avere occhi in fronte per non avvedersi che nelle dimostrazioni pacifiche, chiamate alla O’ Connell, dal nome di Daniello O'Connell, il quale sì felicemente seppe usufruttuarle in Irlanda, si accoglieva la realizzazione di un piano elaborato magistralmente, e che flotto apparenze di feste andavasi ad inquietare e compromettere la esistenza del governo, e la tranquillità dei cittadini.

L’autorità se ne avvide, e cercò di ripararvi, ma forse con troppa debolezza di misure, da equivalere a poco più die nulla. Simile a quelle madri, amorose sì, ma troppo molli ed indulgenti, le quali ingiungono ai loro figliuolini di guardarsi da questo o dar quel mancamento, persuase