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cano del bene e del male si affliggono, o: gli uomini bisogna carezzarli o spegnerli. Di queste sentenze o pensieri ce ne sono raccolte. E sono un intero arsenale, dove hanno attinto gli scrittori, vestiti delle sue spoglie. Come esempio di questi fatti intellettuali usciti da una mente elevata e peregrina, ricordo la famosa dedica de’ suoi Discorsi.

Con la forma scolastica rovina la forma letteraria, fondata sul periodo. Ne’ lavori didascalici il periodo era una forma sillogistica dissimulata, una proposizione corteggiata dalla sua maggiore e dalle sue idee medie, ciò che dicevasi dimostrazione, se la materia era intellettuale, o descrizione, se la materia era di puri fatti. Machiavelli ti dà semplici proposizioni, ripudiato ogni corteggio; non descrive e non dimostra, narra o enuncia, e perciò non ha artificio di periodo. Non solo uccide la forma letteraria, ma uccide la forma stessa, come forma, e fa questo nel secolo della forma, la sola divinità riconosciuta. Appunto perchè ha piena la coscienza di un nuovo contenuto, per lui il contenuto è tutto e la forma è nulla. O, per dire più corretto, la forma è essa medesima la cosa nella sua verità effettuale, cioè nella sua esistenza intellettuale o materiale. Ciò che a lui importa, non è che la cosa sia ragionevole, o morale, o bella, ma che la sia. Il mondo è così e così; e si vuol pigliarlo com’è, ed è inutile cercare se possa o debba essere altrimenti. La base della vita, e perciò del sapere, è il Nosce te ipsum, la conoscenza del mondo nella sua realtà. Il fantasticare, il dimostrare, il descrivere, il moralizzare sono frutto d’intelletti collocati fuori della vita e abbandonati all’immaginazione. Perciò il Machiavelli purga la sua prosa di ogni elemento, astratto, etico e poetico. Guardando il mondo con uno sguardo superiore, il suo motto è: nil admirari. Non si maraviglia e non si appassiona, perchè comprende, come non dimostra e non

 De Sanctis ― Lett. Ital. Vol. II 6