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severo verso l’educazione ascetica. La sua dea non è Rachele, ma è Lia, non è la vita contemplativa, ma la vita attiva. E perciò la virtù è per lui la vita attiva, vita di azione, e in servigio della patria. I suoi santi sono più simili agli eroi dell’antica Roma, che agl’iscritti nel calendario romano. O per dir meglio il nuovo tipo morale non è il Santo, ma è il patriota.
E si rinnova pure la base intellettuale. Secondo il gergo di allora il Machiavelli non combatte la verità della Fede, ma la lascia da parte, non se ne occupa, e quando vi s’incontra, ne parla con un’aria equivoca di rispetto. Risecata dal suo mondo ogni causa soprannaturale e provvidenziale, vi mette a base l’immutabilità e l’immortalità del pensiero o dello spirito umano, fattore della storia. Questo è già tutta una rivoluzione. È il famoso Cogito, nel quale s’inizia la scienza moderna. È l’uomo emancipato dal mondo soprannaturale e sopraumano, che come lo Stato, proclama la sua autonomia e la sua indipendenza e prende possesso del mondo.
E si rinnova il metodo. Il Machiavelli non riconosce verità a priori, e principii astratti, e non riconosce autorità di nessuno, come criterio del vero. Di teologia e di filosofia e di etica fa stima uguale, mondi d’immaginazione, fuori della realtà. La verità è la cosa effettuale, e perciò il modo di cercarla è l’esperienza accompagnata con l’osservazione, lo studio intelligente dei fatti. Tutto il formolario scolastico va giù. A quel vuoto meccanismo fondato sulle combinazioni astratte dell’intelletto incardinate nella pretesa esistenza degli universali sostituisce la forma ordinaria del parlare diritta e naturale. Le proposizioni generali, le maggiori del sillogismo, sono capovolte e compariscono in ultimo come risultato di una esperienza illuminata dalla riflessione. In luogo del sillogismo hai la serie, cioè a dire concatenazione di fatti, che sono insieme causa ed effetto,