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cinico e dissolvente. Le forme sono epiche, ma caricate in modo che si scopra la ironia. La caricatura non è un semplice sfogo d’immaginazione comica e buffonesca, come le avventure non sono un semplice stimolo di curiosità: ci è una intenzione che penetra in quei fatti e in quelle forme e se li assoggetta, ci è la parodia.

Baldo è l’ultimo di quella serie di cavalieri erranti, che comincia con Aiace, Achille, Teseo, continua con Bruto, Pompeo e gli altri eroi celebrati da Livio e Sallustio, e va a finire in Orlando e Rinaldo, da cui discende Baldo. La sua missione è di purgare la terra da’ mostri, dagli assassini e dalle streghe. La cavalleria è l’istrumento divino contro Lucifero. Baldo vince i corsari, atterra i mostri, uccide le streghe e debella l’inferno. Tutto questo è raccontato con un suono di tromba così romoroso, con un accento epico così caricato che si ride di buona voglia a spese di Baldo, di Fracasso, di Cingar, e degli altri cavalieri.

Ma in quest’allegra parodia penetra un’intenzione ancora più profonda, la satira delle opinioni, delle credenze, delle istituzioni, de’ costumi, delle forme religiose e sociali. Il medio evo ne’ suoi diversi aspetti è in fuga, frustato a sangue dal terribile frate, rifatto laico. Perchè infine i mostri, le streghe e l’inferno non sono altro che forme religiose e sociali, i vizii, le lascivie e i pregiudizii popolari. E come tutta questa dissoluzione non nasce da nuova fede o da nuova coscienza, ma da compiuta privazione di coscienza e di fede, la cavalleria che in nome della giustizia e della virtù debella l’inferno, è essa medesima una parodia e l’impressione ultima è una risata sopra tutti e sopra tutto. Qualche sforzo di un’aspirazione più seria ci è; Leonardo che muore per mantenere intatta la sua verginità è una bella immagine allegorica perduta fra tante caricature. Hai una dissoluzione universale di tutte le idee e di tutte le credenze nella