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più solo Libertà, ma Giustizia, la parte fatta a tutti gli elementi reali dell’esistenza, la democrazia non solo giuridica ma effettiva. La letteratura si va anche essa trasformando. Rigetta le classi, le distinzioni, i privilegi. Il brutto sta accanto al bello, o, per dir meglio, non c’è più nè bello, nè brutto, non ideale, e non reale, non infinito, e non finito. L’idea non si stacca, non soprastà al contenuto. Il contenuto non si spicca dalla forma. Non è che una cosa, il Vivente. Dal seno dell’idealismo comparisce il realismo nella scienza, nell’arte, nella storia. È un’ultima eliminazione di elementi fantastici, mistici, metafisici e rettorici. La nuova letteratura, rifatta la coscienza, acquistata una vita interiore, emancipata da involucri classici e romantici, eco della vita contemporanea, universale e nazionale, come filosofia, come storia, come arte, come critica, intenta a realizzare sempre più il suo contenuto, si chiama oggi ed è la letteratura moderna.

L’Italia, costretta a lottare tutto un secolo per acquistare l’indipendenza e le istituzioni liberali, rimasta in un cerchio d’idee e di sentimenti troppo uniforme e generale, subordinato a’ suoi fini politici, assiste ora al disfacimento di tutto quel sistema teologico-metafisico-politico, che ha dato quello che le potea dare. La ontologia con le sue brillanti sintesi avea soverchiate le tendenze positive del secolo. Ora è visibilmente esaurita, ripete sè stessa, diviene accademica, perchè accademia, e arcadia è la forma ultima delle dottrine stazionarie. Vedete Cousin col suo ecletismo dottrinario. Vedete il Prati in Satana e le Grazie, e nell’Armando. Vedete la Storia universale di Cesare Cantù. Erede dell’ontologia è la critica, nata con essa, non ancor libera di elementi fantastici e dommatici attinti nel suo seno, come si vede in Proudhon, in Rénan, in Ferrari, ma con visibile tendenza meno a porre e a dimostrare che a in-