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Chi mette il piè sull’amorosa pania,
Cerchi ritrarlo e non v’inveschi l’ale:
Chè non è in somma Amor se non insania,
A giudizio de’ savi universale.
Oh gran contrasto in giovanil pensiero
Desir di lauda ed impeto d’amore!
Né chi più vaglia, ancor si trova il vero,
Chè resta or questo, or quel superiore.
Amor sempre rio non si ritrova:
Se spesso nuoce anche talvolta giova.
La lunga absenzia, il veder vari luoghi,
Praticare altre femine di fuore
Par che sovente disacerbi e sfoghi
Dell’amorose passioni il core.
Amor dee far gentile un cor villano,
E non far d’un gentil contrario effetto.
Queste sentenze non sono osservazioni profonde e originali, ma luoghi comuni assai bene versificati, che non lasciano alcun vestigio di sè. Il sentimento, ora condensato in una sentenza, ora tradotto in una immagine, appena nato, si dissolve. Non mancano tratti sentimentali, come è la risposta di Dardinello a Rinaldo, o di Agramante a Brandimarte, o i lamenti di Olimpia o di Orlando o di Cloridano così musicali ed elegiaci, ma stanno come inviluppati in quel mare fantastico, e naufragati sotto a quei flutti d’immagini. Sono voci d’angoscia e di passione che prima di giungere a noi già si confondono col rumore delle onde e diventano visibili, sono immagini. Un ultimo esempio ce lo dà Orlando che piangendo e chiamando Angelica la paragona ad un’agnella smarrita, e ci fa intorno de’ ricami.
In una società così poco sentimentale, così superfi-