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con la gloria. Di là cava Foscolo le sue armonie, una nuova religione de’ sepolcri, il sublime di un mondo naturale e ferino della morte è trasformato da’ sentimenti più delicati dell’umanità. In un pantheon vivente, perchè opera ancora sui vivi, desta ricordanza e illusioni, accende a nobili fatti. Sono illusioni, senza dubbio; ma sono le illusioni dell’umanità, eterne quanto essa, parte della sua storia. Il carme è una storia dell’umanità da un punto di vista nuovo, una storia de’ vivi costruita dai morti. Senti un’ispirazione vichiana in questo mondo che dagli oscuri formidabili inizii naturali e ferini la religione de’ sepolcri alza a stato umano e civile, educatrice di Grecia e d’Italia, il doppio mondo caro a Foscolo che unisce in una sola contemplazione Ilio e Santacroce. La storia è antica, ma il prospetto è nuovo, e ne nasce originalità di forme e di colori. Ci è qui fuso inferno e paradiso, la vasta ombra gotica del nulla e dell’infinito, e i sentimenti teneri e delicati di un cuore d’uomo, il tutto in una forma solenne e quasi religiosa come di un inno alla divinità.

La rivoluzione sotto l’orrore dei suoi eccessi rifaceva già la sua via. Sopravvenivano idee più temperate; si sentiva il bisogno di una restaurazione religiosa e morale. Il carme di Foscolo facea vibrare queste nuove corde. La Musa non è più Alfieri. Si accostavano i tempi di Vico.

Declamare contro i preti e contro la superstizione era il tono del Secolo. Aggiungi i tiranni, i nobili, i privilegi, i monopolii. Si combatteva in nome della filosofia, della libertà, dell’economia pubblica. Qui il tono è altro.

Non può credere il poeta all’immortalità dell’anima; pure vorrebbe crederci. Sarà una illusione, ma è crudeltà togliere illusioni che ci rendono felici, che ci abbelliscono la vita. Così la via è aperta ad un ritorno delle idee religiose, non in nome della verità, ma in