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Lettere persiane di Montesquieu. L’Ossian era preferito all’Iliade. Comparve l’uomo naturale, l’uomo selvaggio, l’uomo di Hobbes e di Grozio, l’uomo che fa da sè, Robinson Crusoè. Il cavaliere errante divenne il borghese avventuriere, tipo Gil Blas. E ci fu anche la donna errante, la filosofessa, la lionne di oggi che stimava pregiudizio ogni costume e decoro femminile. Ci fu l’uomo collocato in società, in lotta con essa in nome delle leggi naturali, e spesso sua vittima, come donne maritate o monacate a forza o sedotte, figli naturali calpestati da’ legittimi, poveri oppressi da’ ricchi, scienza soverchiata da ciarlatani, le Clarisse, le Pamele, gli Emilii, i Chatterton. Questo nuovo contenuto, conforme al pensiero filosofico che allora investiva la vecchia società in tutte le sue direzioni, veniva fuori in romanzi, novelle, lettere, tragedie, commedie, una specie di repertorio francese, che faceva il giro d’Italia. Il concetto fondamentale era la legge di natura in contrasto con la legge scritta, la proclamazione sotto tutte le forme de’ dritti dell’uomo dirimpetto la società che li violava. I capiscuola erano Rousseau, Voltaire, Diderot. Seguiva la turba. Tra questi Mercier ebbe molto seguito in Italia, e vi furono rappresentati i suoi drammi, il Disertore, l’Amor familiare, il Jeneval, l’Indigente. Nel Disertore hai un giovine virtuoso e amabile, che per soccorrere il padre e per amore lascia il suo reggimento, ed è dannato a morte: è il grido della natura contro la legge scritta. Nell’Amor familiare è descritta con vivi colori l’oppressione degli eretici ne’ paesi cattolici. Jeneval è il contrario della Clarissa; è un don Giovanni femmina, una Rosalia, che seduce il giovine e inesperto Jeneval fino al delitto. Nell’Indigente è vivo il contrasto tra il ricco ozioso, libidinoso, corteggiato, e potente, che fa mercato di tutto anche del matrimonio, e il povero operoso e virtuoso, disprezzato e oppresso. A con-