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sua grand’esperienza del teatro e del pubblico. Ingegno svegliato e rapido, non perde mai di vista lo scopo, non s’indugia per via, divora lo spazio, sopprime, aggruppa, combina, producendo effetti subitanei e perciò irresistibili. Combinazioni drammatiche, che appunto perchè mirano a uno scopo meramente teatrale, mancano di serietà interiore, e spesso hanno aria d’intrighi comici, con quei viluppi, con quegli equivoci, con quei parallelismi. Nè solo il comico è nella logica stessa di quelle combinazioni, ma nella natura de’ fatti, che spesso sono episodii della vita comune nella sua forma più pettegola e civettuola. Così un eroico puramente idillico andava a finire ne’ bassi fondi della commedia. Cesare sonava il violino e faceva all’amore. Tale era Metastasio, e tale era il suo tempo, idillico, elegiaco e comico, vita volgare in abito eroico, vellicata dalle emozioni dell’elegia e idealizzata nell’idillio.

Si può ora comprendere il meccanismo del dramma metastasiano. Sta in cima l’Eroe o l’Eroina, Zenobia, o Issipile, Temistocle o Tito. L’eroe ha tutte le perfezioni che la poesia ha collocate nell’età dell’oro, e sveglia l’eroismo intorno a sè, rende eroici anche i personaggi secondarii. Più l’età è prosaica, più esagerato è l’eroismo, abbandonato a una immaginazione, libera, che ingrandisce le proporzioni a arbitrio, con non altro scopo che di eccitare la maraviglia. Il maraviglioso è in questo, che l’Eroe è un’antitesi accentuata e romorosa alla vita comune, offrendo in olocausto alla virtù tutt’i sentimenti umani, come Abramo pronto a uccidere il figlio. Così Enea abbandona Didone per seguire la gloria, Temistocle e Regolo vanno incontro a morte per amor della patria, Catone si uccide per la libertà, Megacle offre la vita per l’amico, e Argene per l’amato. Questa forza di soffocare i sentimenti umani e naturali, che regolano la vita comune, era detta generosità o magna-