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Sospiro, e i miei sospiri
Ne’ replicati giri
Zeffiro rende a me
Da quelle fronde.
La canzonetta di Licori, penetrata di una malinconia dolce e molle, è già canto e musica, una pura esalazione melodica, una espressione sentimentale rigirata in sè stessa, come un ritornello:
Ombre amene,
Amiche piante,
Il mio bene,
Il caro amante
Chi mi dice ove ne andò?
Zeffiretto lusinghiero,
A lui vola messaggiero;
Di’ che torni e che mi renda
Quella pace che non ho.
Concetti e immagini oramai comunissime, senza più alcun valore letterario, e rimaste interessanti solo come combinazioni melodiche. L’effetto non è nelle idee, ma in quel canto di due amanti a una certa lontananza e nascosti tra le fronde; perchè, mentre Licori cerca Tirsi, Tirsi cerca Licori con la stessa melodia:
La mia bella
Pastorella,
Chi mi dice ove ne andò?
È notabile che in questa cheta atmosfera idillica penetra una cert’aria di buffo, un certo movimento vivace e allegro, come è la dichiarazione amorosa di Licori a Orlando, ascoltatore non visto Tirsi.
La Bulgarelli, celebre cantante, che negli Orti Esperidi rappresentava la parte di Venere, prese interesse al giovane autore, e lo addestrò in tutt’i misteri del teatro. Il maestro Porpora gl’insegnò la musica. Que-
De Sanctis ― Lett. Ital. Vol. II | 23 |