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sione quello che la mente ha fatto nella sua spontaneità. È la mente spiegata e schiarita che si riflette sulla sua opera e vi trova sè stessa nella sua identità e nella sua continuità; è la coscienza dell’umanità. In questo mondo superiore tutto si move e tutto si riconcilia e si giustifica; i principii che i nuovi filosofi predicavano assoluti e perciò applicabili in ogni tempo e in ogni luogo e coi quali dannavano tutto il passato, si riferiscono a stati sociali di certe epoche e di certi luoghi, ed in principii contrarii, appunto perchè in certi tempi hanno governato il mondo e sono stati comportevoli, sono veri anch’essi, come anticipazioni e vestigi de’ principii nuovi. Perciò il criterio della verità non è l’idea in sè, ma l’idea come si fa o si manifesta nella storia della mente, il senso comune del genere umano, ciò ch’egli chiama la filosofia dell’autorità. Qui Vico avea contro di sè Platone e Grozio, il passato e il presente. La malattia del secolo era appunto la condanna del passato in nome dei principii astratti, come il passato condannava esso in nome di altri principii astratti. Vico era come chi vivuto solitario nel suo gabinetto, scenda in piazza d’improvviso, e vegga gli uomini concitati, co’ pugni tesi, pronti a venire alle mani. A lui quegli uomini debbono sembrare de’ pazzi da catena. «A che tanto furore contro il passato? il quale, appunto perchè è stato, ha avuto la sua ragion d’essere. E poniamo pure, sia tutto cattivo, credete di poter distruggere con la forza l’opera di molti secoli? I vostri principii! ma credete voi che la storia si fa da’ filosofi e co’ principii? La vostra ragione! ma ci è anche la ragione degli altri, uomini come voi, e che sanno ragionare al pari di voi. E poi, un po’ di rispetto, io credo, si dee pure all’autorità, e non parlo di tanti dottori, ne’ quali non avete fede, parlo dell’autorità del genere umano, al quale, se uomini siete, non potete negar fede. Un po’ meno di ragione, e un po’