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Vuole la ragione, ma vuole anche l’autorità, e non certo degli addottrinati, ma del genere umano; vuole la fede e la tradizione; anzi fede e tradizione non sono che essa medesima la ragione, sapienza volgare. Tale era l’uomo formato nella biblioteca di un convento; ma, entrando nel mondo de’ viventi, lo spirito nuovo l’incalza, e combattendo Cartesio, subisce l’influenza di Cartesio. Era impossibile che un uomo d’ingegno non dovesse sentirsi trasformare al contatto dell’ingegno. Tutto dietro a costruir la sua scienza, gli si affaccia il De omnibus dubitandum ed il Cogito. «Meditando i principii di questa scienza, dobbiamo ridurci in uno stato di una somma ignoranza di tutta l’umana e divina erudizione, come se per questa ricerca non vi fossero mai stati per noi nè filosofi, nè filologi, perchè l’animo non sia turbato e distolto dalle comuni invecchiate anticipazioni.» Parole auree che sembrano tolte da una pagina del Metodo. E in questa ignoranza cartesiana, qual è l'unica verità, che fra tante dubbiezze non si può mettere in dubbio, ed è perciò la prima di siffatta scienza? È il cogito, è la mente umana. «Perchè il mondo delle gentili nazioni è fatto dagli uomini, i di lui principii si debbono ritrovare dentro la natura della nostra mente umana e nella forza del nostro intendere.» La provvidenza e la Metafisica che guarda in lei, sono nel gran quadro un semplice antecedente, o, com’egli dice, un’anticipazione, un convenuto e non dimostrato; il quadro è la mente umana nella natura e nell’ordine della sua esplicazione, la mente umana delle nazioni, la storia delle umane idee. La Provvidenza regola il mondo, assistendo il libero arbitrio con la sua grazia, ed oltrepassando nei suoi risultati i fini particolari degli uomini; ma questi risultati provvidenziali non sono più miracolo, sono scienza umana, sono lo schiarire delle idee, lo spiegarsi della mente. Come Bruno, Vico canta la Provvidenza e narra