Pagina:Storia della letteratura italiana II.djvu/334


― 322 ―

gli accidenti, i fini particolari sono non la storia, ma le occasioni, e gli strumenti della storia; perciò una scienza della storia è possibile. Machiavelli e Obbes ti dànno la storia occasionale, non la storia finale e sostanziale. La loro storia è vera, ma non è intera, è frammento di verità. La verità è nella totalità, nel vedere cuncta ea quae in re insunt, ad rem sunt affecta, l’idea nella pienezza del suo contenuto e delle sue attinenze. Machiavelli è non meno di Vico un profondo osservatore de’ fatti psicologici, è un ritrattista, ma non è un metafisico. La psicologia di Vico entra già nelle regioni della metafisica, ti dà le prime linee della nuova metafisica, fondata non sull’immobilità dell’Ente guardato nei suoi attributi, ma sul suo moto o divenire; perciò non descrizione o dimostrazione, come te la dava Aristotile e Platone, ma vero dramma, la storia dello spirito nel mondo. In questo dramma tutto ha la sua spiegazione, tutto è allogato, la guerra, la conquista, la rivoluzione, la tirannide, l’errore, la passione, il male, il dolore, fatti necessarii e strumenti del progresso. Ciascuna età storica ha la sua guisa di nascere e di vivere, la sua natura, onde procede la forza delle cose, la sapienza volgare del genere umano, il senso comune delle genti, la forza collettiva. Non è l’individuo, è questa forza collettiva che fa la storia, e spesso i più celebrati individui non sono che simboli e immagini, caratteri poetici di quella forza, come Zoroastro, Ercole, Omero, Solone. Cerchi un individuo, e trovi un popolo; cerchi un fatto, e trovi un’idea. Fabbro della storia è l’umano arbitrio regolato con la sapienza volgare.

Rimaneva a dare la dimostrazione di questa storia ideale, dimostrare ciò che tutte le storie particolari sono secondo quella, regolate da uno stesso corso d’idee, ubbidienti a un solo tipo. La prova poteva cercarla a priori nella logica stessa dello spirito nel suo spiegarsi.