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glio dominare i principi, ed erano assolutisti per avere tutto il potere nelle loro mani. Nè voglio dir già che i loro scrittori erano di mala fede, anzi moltissimi erano sinceri, credenti e patrioti, primo fra tutti Mariana. Parlo de’ capi, più uomini politici che uomini di fede.

Dicono che corruppero e infiacchirono i popoli. Il che è così poco giusto, come dire che Marino corruppe il gusto. Furono effetto e causa. Furono il cattolicismo rammodernato, accomodato possibilmente ai nuovi tempi per meglio conservarlo nella sua sostanza; furono l’intelletto che succede alla fede e all’immaginazione, e si affida più nell’arte del governo che nelle passioni e nella violenza, l’intelletto spinto sino alla sua ultima depravazione, sofistico e seicentistico; nacquero da quello stesso spirito, che portò sulla scena del mondo Machiavelli. Perciò furono un progresso, un naturale portato della storia. La loro responsabilità è questa, che, trovando nel secolo fiacchezza e ignoranza, non lavorarono a combatterla per migliorare l’uomo, anzi la favorirono e se ne fecero piedistallo. Torto di tutte le reazioni. Vollero una coltura con licenza de’ superiori, e stretta in pochi. E quando la coltura, rotte le dighe, si diffuse, finì il loro regno.

La diffusione della coltura era visibile in Italia. E non parlo solo delle scienze esatte e naturali, dove i gesuiti si mostrarono valentissimi, seguendo anche loro la via aperta da Galileo, ma pur delle scienze storiche e sociali. L’abbondanza dell’oro per la scoperta dell’America e la crisi monetaria diè occasione a’ primi scritti di Economia, il Discorso sopra le monete e la vera proporzione fra l’oro e l’argento di Gaspare Baruffi, che propugnava, come Campanella, l’uniformità monetaria; e il trattato sulle Cause che possono fare abbondare i regni di oro e d’argento di Antonio Serra di Cosenza, scritto alla Vicaria, dove l’Autore, come