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con lo stesso criterio dare una medicina, ancorchè egli opini che farà danno. Richiedono sola cautela che non ci sia scandalo, e non già perchè la cosa sia in sè cattiva, ma per il pregiudizio che ne può venire.
Questa morale rilassata era favorita da un’altra teoria, directio intentionis, formulata a questo modo, che un’azione cattiva sia lecita quando il fine sia lecito. È la massima che il fine giustifica i mezzi, applicata non solo alle azioni politiche, ma alla vita privata. Non è peccato annegare in un fiume un fanciullo eretico, per battezzarlo. Uccidi il corpo, ma salvi l’anima. Non è peccato uccidere la donna, che ti ha venduto l’onore, quando puoi temere che svelando il fatto noccia alla tua riputazione.
E all’ultimo viene la dottrina reservatio et restrictio mentalis. Il giuramento non ti lega, se tu usi parole a doppio senso, rimanendo a te l’interpretazione, o se aggiungi a bassa voce qualche parola che ne muti il senso. Non è bugia, dice un dottore, usare parole doppie che tu prendi in un senso, ancorchè gli altri le prendano in un senso opposto. E non è bugia dire una cosa falsa, quando nel tuo pensiero intendi altro. Hai ammazzato il padre; pure puoi dire francamente: non l’ho ammazzato, quando dentro di te pensi a un altro che realmente non hai ammazzato, o ci aggiungi qualche riserva mentale, come: prima ch’egli nascesse, non l’ammazzai di certo. Questa scaltrezza, aggiunge il dottore, è di grande utilità, porgendoti modo di nascondere senza bugia quello che hai a nascondere.
Vedi quante scappatoie! e ce n’era per tutt’i casi. In quell’arsenale trovi, come puoi senza peccato non andare talora a messa o spendervi poco tempo, o durante la messa conversare, o andando a messa guardare le donne con desiderii amorosi. Se vuoi rimanere in buon concetto presso il tuo confessore, scegli un altro,