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colla correzione de’ costumi della Corte; anzi questo essere un mezzo di aumentare a loro molto più il credito. Imperocchè la plebe, che sempre giudica dagli eventi, quando per l’emenda seguita resterà certificata che con ragione il governo pontificio era ripreso in qualche parte, si persuaderà facilmente che anco le altre novità proposte abbiano buoni fondamenti. In tutte le cose umane avviene che il ricevere soddisfazione in alcune richieste dà pretensione di procacciarne altre e di stimare che sieno dovute. Nissuna cosa far perire un governo maggiormente, che il mutare i modi di reggerlo; l’aprire vie nuove e non usate essere un esporsi a gravi pericoli, e sicurissima cosa essere camminare per li vestigi dei santi pontefici. Nissuno avere mai estinto l’eresie con le riforme, ma con le crociate e con eccitare i prencipi e popoli all’estirpazione di quelle». Quel bravo cardinale ammette che ci è del cattivo; ma non bisogna toccarvi, per non dar ragione agli avversarii. E all’ultimo riserba il più prezioso, la ragione più efficace: «Nissuna riforma potersi fare, la quale non diminuisca notabilmente l’entrate ecclesiastiche: le quali avendo quattro fonti, uno temporale, le rendite dello Stato ecclesiastico, gli altri spirituali, le indulgenze, le dispense e la collazione de’ beneficii, non si può otturare alcuno di questi che l’entrate non restino troncate in un quarto». Adriano conchiuse che farebbe le riforme passo a passo: il qual sistema moderato non piacque a’ tedeschi, i quali rispondevano motteggiando che da un passo all’altro sarebbe corso un secolo. Si può immaginare quale impressione dovessero fare su’ contemporanei queste rivelazioni di Paolo Sarpi, che metteva in tanta evidenza i motivi mondani e politici della ristaurazione cattolica.
La quale, essendo aperta reazione, fondavasi sopra idee e tendenze affatto opposte alle altre. Questi proclamavano l’indipendenza e la forza della ragione, quelli