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fondo che il Divino in diverse forme. E sotto questo aspetto Bruno ti fa un’analisi assai notevole delle religioni antiche e nuove. L’amore del Divino, il furore eroico, è il carattere delle nobili nature. E questo amore ci rende atto non solo a contemplare Dio come Verità, ma ancora a realizzarlo come Bontà. Ivi ha radice la scienza e la morale.
Questi concetti non sono nuovi, e di simili se ne trovano nella Scrittura e ne’ Padri. Ma lo spirito n’è nuovo. Non è solo questo che i cieli narrano la gloria di Dio, ma quest’altro, che i cieli sono essi medesimi divini, e si movono per virtù propria, per la loro intrinseca divinità. È la riabilitazione della materia o della natura, non più opposta allo spirito e scomunicata, ma fatta divina, divenuta genitura di Dio. È il finito o il concreto che apparisce all’infinito, e lo realizza, gli dà l’esistenza. O, come dicesi oggi, è il Dio vivente e conoscibile che succede al Dio astratto e solitario. L’universo, eterno ed infinito, è la vita o la storia di Dio.
Questo è ciò che fu detto il naturalismo di Bruno, o piuttosto del secolo, ed era il naturale progresso dello spirito, che usciva dalle astrattezze scolastiche, o, come dice Bruno, dalle credenze e dalle fantasie, e cercava la sua base nel concreto e nel finito; era la prima voce della natura che scopriva sè stessa e si proclamava di essenza divina, una e medesima che la Divinità, secondo che l’unità è distinta nella generata e generante, o producente e prodotta. Bruno nel suo entusiasmo per la Natura divina dice che lo spirito eroico vede «l’anfitrite, il fonte di tutt’i numeri, di tutte specie, di tutte ragioni che è la monade, vera essenza dell’essere di tutti, e, se non la vede in sua essenza, in assoluta luce, la vede nella sua genitura, che l’è simile, che è la sua immagine, perchè dalla monade, che è la divinitate, procede questa monade, che è la natura, l’universo, il