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in natura è indiviso, com’è vizio di Aristotile, e degli scolastici, che popolarono il mondo di entità logiche quasi fossero sussistenze reali. Bruno si beffa in molte occasioni di questi filosofi, che moltiplicarono gli enti, immaginando fino la socrateità, come l’essenza di Socrate, la ligneità come essenza del legno. Questa distinzione tra gli enti logici e gli enti reali è già un gran progresso. Non che le distinzioni logiche sieno senza importanza, anzi esse sono una serie corrispondente alla serie delle cose, sono le generalità della natura; il torto è di considerarle cose viventi e reali, e credere per esempio, che forma e materia sieno due sostanze distinte, appunto perchè possiamo e dobbiamo concepirle distinte.

In natura o nella realtà forma e materia sono una sola sostanza. L’una implica l’altra: porre l’una è porre l’altra. La forma non può sussistere se non aderente alla materia, una forma che stia da sè è una astrazione logica. Parimenti la materia vuota e informe è un’astrazione; essa è come una pregnante che ha già in sè il germe vivo. Non ci è forma che non abbia in sè un che materiale, e non ci è materia che non abbia in sè il suo principio formale e divino. Bruno dice: Lo ente logicamente diviso in quel che è e può essere, fisicamente è indiviso, indistinto e uno. Perciò la potenza coincide coll’atto, la materia con la forma. Giove, l’essenzia per cui tutto quel che è ha l’essere, è intimamente in tutto; onde s’inferisce che tutte le cose sono in ciascuna cosa, e tutto è uno.

La materia non è dunque nulla, prope nihil, come vuole Aristotile, anzi ha in sè tutte le forme, e le produce dal suo seno per opera della Natura, efficiente o artefice interno e non esterno, come aviene nelle cose artificiali. Se il principio formale fosse esterno, si potrebbe dire ch’ella non abbia in sè forma e atto alcuno; ma le ha tutte, perchè tutte le caccia dal suo seno.