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tutto dà; ogni cosa si muta, nulla si annichila; è un solo, che non può mutarsi, un solo è eterno, e può perseverare eternamente, uno, simile e medesimo. Con questa filosofia l’animo mi s’ingrandisce, e mi si magnifica l’intelletto». Ma non gli s’ingrandisce il senso poetico, il quale è appunto nel contrario, nel dar valore alle più piccole rappresentazioni della natura, e prenderci interesse. Un uomo simile era destinato a speculare sull’uno e sul medesimo, non certo a fare un’opera d’arte. Non si mescola nel suo mondo, ma ne sta da fuori e lo vede nelle sue generalità. Ecco in qual modo dipinge lo innamorato: «Vedrete in un amante sospiri, lacrime, sbadacchiamenti, tremori, sogni, e un cuor rostito nel fuoco d’amore, pensamenti, astrazioni, collere, maninconie, invidie, querele, e men sperar quel che più si desia.» E continua di questo passo, ammassando tutt’i luoghi topici della rettorica e tutte le frasi della moda, cuor mio, mio bene, mia vita, mia dolce piaga e morte, dio, nume, poggio, riposo, speranza, fontana, spirito, tramontana, stella, un bel sol che all’alma mia tramonta, crudo core, salda colonna, dura pietra, petto di diamante, cruda man che ha le chiavi del mio core, mia nemica, mia dolce guerriera, bersaglio sol di tutt’i miei pensieri, e bei son gli amori miei, non quei d’altrui. È il vecchio frasario de’ petrarchisti, venutogli a noia e ammassato qui alla rinfusa. Ci è il critico; non ci è il poeta comico che ci viva dentro e ci si trastulli. Fino il titolo, il Candelaio, lo mena a questa considerazione filosofica, che è la candela destinata a illuminare le ombre dell’idee. Perciò costruisce il suo mondo comico a quel modo che costruisce il suo universo, guardando nelle apparenze l’essenza e la generalità, «Eccovi avanti agli occhi oziosi principii, debili orditure, vani pensieri, frivole speranze, scoppiamenti di petto, scoverture di corde, falsi presup-