pertosi esser egli il vero Silvio, figlio di Montano, che dovea essere fidanzato ad Amarilli, la sposa. Così la Natura posta d’accordo co’ responsi dell’oracolo trionfa, e tutti contenti, la Natura e il Destino, gli Dei e gli uomini. Certo, qui ci sono tutti gli elementi di un dramma, e dramma lo chiamano i critici per l’innesto delle azioni, per la mescolanza de’ caratteri, e per la parte data al Destino secondo la tragedia greca: cose non lodevoli e non biasimevoli, che possono essere e non essere in un dramma. Il valore di una poesia bisogna cercarlo non in queste condizioni esterne del suo contenuto, ma nella sua forma, cioè nella sua vita intima. Il Pastor Fido è così poco un dramma, come l’Aminta, ancorchè ne abbia maggiore apparenza nel suo meccanismo. Ma la sua vita organica è quella medesima dell’Aminta, suo specchio e sua reminiscenza, e tutti e due sono poemi lirici, narrazioni, descrizioni, canti, non rappresentazione. Le situazioni drammatiche si sviluppano fuori della scena, e non te ne giunge sul teatro che l’eco lirica. Vedi sfilare i personaggi l’uno appresso l’altro, e non è ragione che venga l’uno prima, e l’altro poi, e ci narrano i loro guai, parlano, non operano. Indi monologhi e narrazioni interminabili. Hanno operato o vogliono operare, e ci raccontano quello che hanno fatto o son disposti a fare, aggiungendovi le loro riflessioni e impressioni. L’azione è un’occasione all’effusione lirica. Abbondano i Cori, ma ciascun personaggio fa esso medesimo ufficio di coro, perchè non opera, ma discorre, riflette, effonde i suoi dolori e le sue gioie. Non manca al Guarini un ingegno drammatico, e lo mostra nella scena tra il Satiro e Corisca, o tra Silvio e Dorinda, o dove Dorinda ferita s’incontra con Silvio. Ciò che gli manca, è la serietà di un mondo drammatico, non essendo questo suo mondo che un prodotto artificiale e meccanico di combinazioni intellettuali. Manca a lui e manca all’Italia un mondo epico e drammatico, e per-