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giaco, massime ne’ Cori. I contemporanei credettero di avere il poema eroico nella Gerusalemme, e non molto soddisfatti del Torrismondo aspettavano ancora la tragedia classica.

Delle sue rime sopravvive qualche sonetto e qualche canzone, effusione di anima tenera e idillica. Invano vi cerco i vestigi di qualche seria passione. Repertorio vecchio di concetti e di forme, con i soliti raffinamenti. Dipinge bella donna così:

Chè del latte la strada
     Ha nel candido seno,
     E l’oro delle stelle ha nel bel crine,
Ne’ lumi ha la rugiada.
     

Il suo dolore esprime a questo modo:


Fonti profonde son d’amare vene
     Quelle ond’io porto sparso il seno e il volto;
     È infinito il dolor, che dentro accolto
     Si sparge in caldo pianto e si mantiene:
     Nè scema una giammai di tante pene,
     Perchè il mio core in dolorose stille
     Le versi a mille a mille.
     

I sentimenti umani sono petrificati nell’astrazione di mille personificazioni, come l’Amore, la Pietà, la Fama, il Tempo, la Gelosia, e nel gelo di dottrine platoniche e di forme petrarchesche.

Quel che sieno le sue prose, si può immaginare. Dottissime, irte di esempi e di citazioni, in istil grave, in andamento sostenuto, ma non inceppato, sfolgoranti di nobili sentimenti. Quando esprime direttamente i moti del suo animo, mostra un affetto rilevato da una forma cavalleresca e di gentiluomo anche nell’abjezione della sua sorte, com’è in alcune sue lettere. Quando specula come ne’ Dialoghi, senti ch’è fuori della vita, e sta in qui-