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chio Savonarola. Rimosso lo scandalo, il Concilio credea di aver tolta alla Riforma protestante la sua ragion di essere, e stimò possibile una conciliazione. Ma la licenza de’ costumi era il pretesto, e non la cagion vera e intima della Riforma germanica e della incredulità italiana, che era l’intelletto già adulto e libero, che non voleva riconoscere autorità di sorta, e reclamava la libertà di esame. Ora il Concilio non dava a questo alcuna soddisfazione, come sarebbe stato un accostare la gerarchia a forme democratiche e lasciare alcuna larghezza di opinione in certe quistioni, anzi fece proprio l’opposto, rafforzò l’autorità papale a spese de’ Vescovi, atteggiando la gerarchia a monarchia assoluta, e definì tutte le quistioni di domma e di fede, negando la competenza della ragione e della coscienza individuale. Così la scissione divenne definitiva, e l’Europa cristiana fu divisa in due campi: dall’un lato la Riforma, dall’altro il Romanismo e il Papismo. La Riforma avea per bandiera la libertà di coscienza e la competenza della ragione nell’interpretazione della Bibbia e nelle quistioni teologiche; il Romanismo avea per contrario a fondamento l’autorità infallibile della Chiesa, anzi del Papa, e l’ubbidienza passiva, il Credo quia absurdum. Questa lotta tra la fede e la scienza, l’autorità e la libertà, è antica, coeva alle origini stesse della religione, ma si manifestava in quistioni parziali intorno a questo o a quel dogma, e solo allora se ne acquistò coscienza, e la differenza fu elevata a principio. In questa coscienza più chiara sta l’importanza della Riforma e del Concilio di Trento. Innanzi di questo tempo, ci era in Italia una specie di ecletismo, per il quale filosofia e teologia andavano insieme, senza troppo saper come, a quel modo che classicismo e cristianesimo, e le idee più ardite si facevano largo, quando erano accompagnate con la clausola: salva la fede. Era una specie di compromesso ta-