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da cui escono quei miracoli, e tutto il nostro interesse è concentrato nello studio dell’ingegno.

Il Machiavelli va più in là. Egl’intravede una specie di fisica sociale, come si direbbe oggi, un complesso di leggi che regolano non solo gl’individui, ma la società e il genere umano. Perciò patria, libertà, nazione, umanità, classi sociali sono per lui fatti non meno interessanti che le passioni, gl’interessi, le opinioni, le forze che movono gl’individui. E se vogliamo trovare lo spirito o il significato di questa epoca, molto abbiamo ad imparare nelle sue opere. Indi è che come carattere morale, il segretario fiorentino ispira anche oggi vive simpatie in tutti gl’intelletti elevati, che sanno mirare al di là della scorza nel fondo delle sue dottrine, e come forza intellettuale, unisce alla profonda analisi del Guicciardini una virtù sintetica, una larghezza di vista, che manca in quello. Lui, è un punto di partenza nella storia, destinato a svilupparsi; l’altro è un bel quadro, finito e chiuso in sè.




Il mondo teologico-etico del medio evo tocca l’estremo della sua contraddizione in questo mondo positivo del Guicciardini, un mondo puramente umano e naturale, chiuso nell’egoismo individuale, superiore a tutt’i vincoli morali che tengono insieme gli uomini. Il ritratto vivente di questo mondo nella sua forma più cinica e più depravata è Pietro Aretino. L’immagine del secolo ha in lui l’ultima pennellata.

Pietro nacque nel 1492 in uno spedale di Arezzo da Tita, la bella cortigiana, la modella scolpita e dipinta da parecchi artisti. Senza nome, senza famiglia, senza amici e protettori, senza istruzione. «Andai alla scuola,