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non vedere e non capire, fa l’asino in mezzo ai suoni. Ma questo lato comico è poco sviluppato, e ti riesce anche lui freddo. Ciò che non guasta nulla, essendo una parte secondaria.

Colui che è dietro la scena e fa ballare i suoi figurini, è Ligurio. E sembra che l’ambizione di questo furfante sia di nascondere sè, e mettere in vista tutto il suo mondo. Poco interessante per sè stesso, lo ammiri nella sua opera, e perdi lui di vista.

Callimaco è un innamorato; per aver la sua bella farebbe monete false. La parte odiosa è riversata sul capo di Ligurio. A lui le smanie e i delirii. Non è amore petrarchesco, e non è cinica volgarità: è vero amor naturale coi colori suoi rappresentato con una esagerazione e una bonomia che lo rende comico. «Mi fo di buon cuore, ma io ci sto poco su: perchè d’ogni parte m’assalta tanto desio d’essere una volta con costei, ch’io mi sento dalle piante de’ piè al capo tutto alterare; le gambe tremano, le viscere si commuovono, il cuore mi si sbarba dal petto, le braccia si abbandonano, la lingua diventa muta, gli occhi abbarbagliano, il cervello mi gira».

Ma queste sono figure secondarie. L’interesse è tutto intorno al Dottor Nicia, il marito sciocco, sì sciocco che diviene istrumento inconsapevole dell’innamorato e lo conduce lui stesso al letto nuziale. L’autore, molto sobrio intorno alle figure accessorie, concentra il suo spirito comico attorno a costui e lo situa ne’ modi più acconci a metterlo in lume. La sua semplicità è accompagnata con tanta prosunzione di saviezza e con tanta sicurezza di condotta che l’effetto comico se ne accresce. E Ligurio non solo lo gabba, ma ci si spassa, e gli tiene sempre la candela sul viso per farlo ben vedere agli spettatori. Nelle ultime scene ci è una forza e originalità comica che ha pochi riscontri nel teatro antico e moderno.