Pagina:Storia della letteratura italiana I.djvu/78


― 68 ―

strumento atto a generarlo, è la prima fantasia del mondo moderno.

Dante non accarezza l’immagine, non vi s’indugia sopra, se non quando essa è lume che come paragone dia una faccia al suo concetto. Sia d’esempio la sua canzone all’Amore:


Amor che movi tua virtù dal cielo,
Come il sol lo splendore,
Chè là s’apprende più lo suo valore.
Dove più nobiltà suo raggio trova.

Ed hammi in foco acceso:
Come acqua per chiarezza foco accende.

È sua beltà del tuo valor conforto,
In quanto giudicar si puote affetto
Sopra degno soggetto,
In guisa ch’è al sol raggio di foco;
Lo qual non dà a lui, nè to’ virtute;
Ma fallo in alto loco
Nell’effetto parer di più salute.

Queste immagini non sono il concetto esso medesimo; ma paragoni atti a lumeggiarlo. È la maniera del Guinicelli. Costui se pavoneggia, e vi spiega un lusso e una pompa che passa il segno e affoga il concetto nell’immagine. Dante è più severo perchè il concetto non gli è indifferente e non te ne distrae, anzi per troppo amore a quello spesso te lo porge nudo e irsuto com’è la natura. Ma egli penetra in questo mondo di concetti e ne fa il suo romanzo, la sua storia intima. Il concetto allora, non che abbia bisogno di essere illuminato da una immagine tolta dal di fuori, è trasformato, è esso medesimo l’immagine. In quest’opera di trasformazione si rivela la fantasia. Pigmalione non è più una statua di marmo; ma riscaldato dall’amorosa fantasia diviene persona. La donna