Pagina:Storia della letteratura italiana I.djvu/448


― 438 ―

gliendone l’aspetto comico, come fa un uomo di spirito, che non crede per questo ne scapiti la sua riputazione. Questa credenza o perfetta buona fede lo mette in una situazione netta e schiettamente comica, sì ch’egli contempla e vagheggia il suo difetto senz’alcuna preoccupazione di biasimo e con perfetta libertà di artista. È sottinteso che in questi ritratti berneschi non è alcuna profondità o serietà di motivi; appena la scorza è incisa; ci è la borghesia spensierata e allegra che non ha avuto ancora tempo di guardarsi in seno, ed è tutto al di fuori, nella superficie delle cose. Questa superficialità e spensieratezza è anch’essa comica, è parte inevitabile del ritratto. Perciò la forma comica sale di rado sino all’ironia e rimane semplice caricatura, un movimento e calore d’immaginazione, com’è generalmente ne’ comici italiani, a cominciare dal Boccaccio. Dove non è immaginazione artistica, il comico non si sviluppa, ed il difetto rimane prosaico, e perciò disgustoso, come è in tutti gli scrittori di proposito osceni. Ne’ ritratti del Berni entra anche l’osceno, ingrediente di obbligo a quel tempo; ma non è lì che attinge la sua ispirazione, non vi si piace e non vi si avvoltola. Ciò che l’ispira, non è il piacere dell’osceno, o la seduzione del vizio, ma è un piacere tutto d’immaginazione e da artista, che senti nel brio e nella facilità dello stile, e che mettendo in moto il cervello gli fa trovare tanta novità di forme, d’immagini e di ravvicinamenti, come è il ritratto della sua cameriera, e l’altro, un vero capolavoro, della sua famiglia. Ecco perchè il Berni è tanto superiore a’ suoi imitatori ed emuli, freddamente osceni e buffoni. Pure la buffoneria oscena diviene l’ingrediente de’ banchetti, delle accademie e delle conversazioni e invade la letteratura, quasi condimento e salsa dello spirito: la statua di Pasquino diviene l’emblema della coltura. Ci erano capitoli e sonetti: sorgono poemi interi berneschi, com’è la Vita