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quantità delle opere e dalla varietà delle cognizioni, dee tenerlo ingegno così miracoloso come fu tenuto a quel tempo. Certo, egli fu l’uomo più colto del suo tempo e l’immagine più compiuta del secolo nelle sue tendenze.

Battista ha già tutta la fisonomia dell’uomo nuovo, come si andava elaborando in Italia. La scienza, svestite le sue forme convenzionali, è in lui amabile e familiare. Lascia le discussioni teologiche e ontologiche. Materia delle sue investigazioni è la morale e la fisica con tutte le sue attinenze, cioè l’uomo e la natura, così com’è secondo l’esperienza, il nuovo regno della scienza. È un artista, perchè non solo studia e comprende, ma contempla, vagheggia, ama l’uomo e la natura. Anima idillica e tranquilla, alieno dalle agitazioni politiche, ritirato nella pace e nell’affetto della famiglia, abitante in ispirito più in villa che in città, non curante di ricchezze e di onori, vuoto di ogni cupidigia e ambizione, si formò una filosofia conforme, di cui è base l’aurea mediocritas, una moderazione ed eguaglianza d’animo, che ti tenga fuori di ogni turbazione. Il suo amore della natura campestre non ha nulla di sentimentale e d’indefinito, che t’induca a fantasticare; anzi tutto è disegnato partitamente con la sagacia di un osservatore intelligente, e con l’impressione fresca di uomo, che se ne senta ricreare l’occhio e riposare l’anima. E non è la natura in sè stessa che lo alletta, com’è ne’ quadretti di genere del Poliziano, ma è l’uomo nella natura; il paesaggio è un fondo appena abbozzato, sul quale vedi muoversi la vita campestre in quella sua temperanza e tranquillità, dov’è posto l’ideale della felicità. Il vero protagonista è perciò l’uomo, com’era concepito allora, sottratto alle tempeste della vita pubblica, che cerca pace e riposo nel seno della famiglia e tra’ campi, tutto alle sue faccende e a’ suoi onesti diletti. Ma è insieme l’uomo colto e civile e umano, che disputa e ragiona